Via Joban Singh

Joban Singh era un ragazzo di 25 anni, uno dei tanti braccianti, migranti e non, del nostro territorio.
Uno dei tanti invisibili che ogni giorno per un salario da fame, in condizioni di grave sfruttamento, lavora nelle campagne dell’Agro Pontino.
Una mancata via d’uscita dalla condizioni di sfruttamento, un dramma familiare e il rifiuto della regolarizzazione da parte del padrone hanno gettato Joban in una cupa spirale da cui non è riuscito a uscire.
Joban è l’ultimo dei tanti emarginati la cui morte viene invisibilizzata dal clima di generale di indifferenza razzista.
Queste morti celano una richiesta d’aiuto inascoltata da una politica che giustifica e minimizza le condizioni di sfruttamento e ostacola l’agire di chi invece sul territorio prova a cambiare le cose.
Sono una richiesta d’aiuto ignorata anche dalle comunità cittadine che, di fronte alle agromafie e al caporalato, preferiscono voltare la testa e coprire con un silenzio omertoso una violenza sistematica e strutturale.

Joban Singh, come George Floyd, rappresenta un esempio di soprusi che gli oppressi di tutto il mondo subiscono quotidianamente da parte di questa società razzista e capitalista.

Il 20 Giugno, per la Giornata Internazionale dei Migrant* e dei Rifugiat*, verso la manifestazione Black Lives Matter a Latina, abbiamo rinominato simbolicamente via Lago Ascianghi, dedicandola alla memoria di Joban Singh e di tutt* gli/le sfruttat*. Questa via, come le vicine e centralissime Via Neghelli e via Adua, rappresenta la tronfia e ostentata celebrazione di una delle pagine più tragiche della storia d’Italia: quella del Colonialismo Italiano. Vicende, troppo spesso volutamente ignorate, coperte dal falso mito degli “Italiani brava gente”. All’orrore del colonialismo italiano opponiamo il ricordo degli oppressi e degli sfruttati come Joban Singh, Soumaila Sacko, Mohamed Ben Ali e George Floyd perché queste strade diventino simboli di lotta verso un altro mondo possibile, privo di schiavitù, sfruttamento e ingiustizia sociale.

Non vogliamo mettere una targa priva di significato utilizzando la toponomastica come vuoto strumento di propaganda elettorale. La nostra è una azione di guerriglia odonomastica, un riflettore acceso sulle lotte dei braccianti nelle nostre campagne e degli sfruttati di tutto il mondo. Perché la lotta di un* sia la lotta di tutt*!

📖 L’articolo di Marco Omizzolo su il manifesto sulla storia di Joban https://ilmanifesto.it/punjab-italia-senza-ritorno/

#blacklivesmatter #NoJusticeNoPeace

Collettivo 6 GennaioLatina

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